ORTOK – CENNI STORICI

ORTOCHERATOLOGIA

CENNI STORICI

Il principio di questo trattamento si basa sull’applicazione di lenti a contatto gas-permeabili di speciale progettazione da indossare la notte prima di addormentarsi e da rimuovere al mattino, permettendo una buona visione, senza alcun ausilio, fino a sera. 

Benché l’ortocheratologia sia riportata in letteratura dal  1962, per più di tre decenni questa procedura non è stata pienamente accettata dalla comunità scientifica soprattutto a causa dei dubbi su quanto fosse sicuro modificare la zona centrale della cornea. Gli unici studi controllati sull’efficacia e la sicurezza di queste prime tecniche riportano una riduzione miopica media modesta, di circa 1,00 D, in tempi di trattamento lunghi compresi fra 3 e 10 mesi, con grande variabilità dei risultati fra i diversi pazienti. 

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L’ortocheratologia nacque infatti negli anni ’50 quando si cominciarono ad applicare le prime lenti a contatto rigide in  PMMA  (Poli Metil Meta Acrilato). Poiché questo materiale non consentiva il passaggio dell’ossigeno, queste lenti – onde evitare problemi metabolici – dovevano essere applicate leggermente più piatte rispetto alla curvatura della cornea (la parte anteriore del bulbo oculare: è una membrana trasparente simile al vetro di un orologio situata davanti all’iride. Sulla di essa poggiano le lenti a contatto). 

Dato che la cornea tende ad uniformarsi alla curvatura della lente a contatto si otteneva, come risultato, un appiattimento della sua superficie e una riduzione temporanea della miopia. 

Questa osservazione spinse alcuni optometristi (specialmente negli Stati Uniti) a tentare di ridurre temporaneamente l’entità della correzione del difetto miopico con l’uso di lenti a contatto applicate con curvature sempre più piatte: nacque l’ortocheratologia disciplina che, fino alla fine degli anni ’80, non ha avuto un grande successo a causa di problemi delle geometrie fino ad allora utilizzate, dei tempi molto lunghi della procedura e i costi molto elevati. 

Alla  fine degli anni ’80  si cominciò ad affermare una geometria di costruzione per lenti a contatto che risolveva i tre principali problemi dell’ortocheratologia:   la geometria inversa, che può essere applicata piatta ma che, al contempo rimane centrata sulla cornea. 

La riduzione della componente miopica era spesso accompagnata da un aumento di astigmatismo contro regola che a volte diventava irregolare. Le ragioni di questa scarsa efficacia possono essere comprensibili: le prime lenti per ortocheratologia erano disegnate con curve periferiche più piatte della zona ottica e quindi si comportavano come lenti convenzionali troppo piatte, avevano un appoggio solo centrale ed un eccessivo movimento che potevano causare alterazioni dell’epitelio centrale, inoltre tendevano a decentrarsi, provocando un certo grado di distorsione ed un aumento dell’astigmatismo e delle aberrazioni corneali. 

Figura 1: Il modello topografico mostra il meccanismo di funzionamento dell’ortocheratologia. Lo spostamento dinamico degli strati superficiali della cornea (epitelio), indotto in maniera transitoria dalle lente, ne rimodella il profilo (a, prima dell’applicazione), appiattendolo in maniera programmata al centro e incurvandolo in media periferia (b, c, tre settimane dopo Ortho-K miopica). Viceversa, l’applicazione ipermetropica (d, e), incurva il centro appiattendo la periferia.

Oggi c’è un grande interesse per l’ortocheratologia anche nel mondo asiatico: Hong Kong, Taiwan, Giappone e Cina sono paesi particolarmente attivi nel settore dell’ortocheratologia per l’elevata incidenza di miopia nelle loro popolazioni. Anche le geometrie sono nel corso degli anni cambiate e progressivamente perfezionate fino a consentire di raggiungere in poche settimane i risultati che un tempo necessitavano di 9-12 mesi, con numerosi cambi lenti a mano a mano che la superficie corneale veniva modificata.  

Oggi parliamo di “Ortocheratologia accelerata” , con la quale si ottengono risultati in pochi giorni o qualche settimana nei casi più difficili. Grazie alla  geometria “inversa” e al porto notturno l’Ortho-K assumerà in futuro sempre più rilevanza nella scelta delle alternative a disposizione dei miopi per la risoluzione del loro deficit visivo. 

In Italia l’ortocheratologia è ancora oggi poco diffusa, ma il nostro paese può vantare pionieri ed esperti di altissimo livello. Solo da qualche anno sono disponibili nuovi materiali ad alto DK (il coefficiente che indica tale permeabilità), per i quali la FDA americana ( Food and Drugs Administratio), l’organo mondiale più autorevole per le autorizzazioni all’uso di medicinali ed assimilati, ne ha autorizzato l’uso durante il sonno. 

Dal 2002 sono state brevettate nuove procedure per la progettazione delle lento per ortocheratologia notturna e già dopo i primi 60 minuti d’uso della lente si ottiene un significativo appiattimento corneale ed un miglioramento dell’acuità visiva naturale; il profilo corneale si modifica da prolato ad oblato già dopo la prima notte d’uso; nella maggior parte dei casi si ottiene un miglioramento dell’acuità visiva naturale fino a 10/10   per almeno 10 ore dopo la rimozione delle lenti entro la prima settimana di porto notturno.